Dalla California per conoscere ScappaTopo

“Dovete essere aperti e creativi, non fate l’errore di chi intende il verbo innovare solamente come inventare un nuovo apparecchi IT. Con l’esperienza di ScappaTopo ho visto un’opportunità di business perché il problema della convivenza tra uomini e topi è ancora irrisolto e aveva bisogno di una soluzione innovativa.” – ha cominciato Carla Delfino rivolta ai 18 studenti di economia della San Diego State University, che due giorni fa hanno fatto visita alla sede della Imperial Europe a Roma.  

Guidati dal direttore Bernhard Schroeder, responsabile dei Lavin Entrepreneurship Center Programs dell’ateneo di San Diego, i giovani studenti americani sono in Italia per un percorso di studi legato alle migliori start-up europee, incubatori e modelli imprenditoriali, che ha fatto loro conoscere le più innovative realtà imprenditoriali italiane. E quest’anno, in questo tour organizzato per studiare i diversi modelli economici e aziendali dei vari Paesi, per la prima volta, anche Imperial Europe e la storia di ScappaTopo sono entrati nel programma didattico della prestigiosa università californiana. Così, sgranando gli occhi mentre annusavano gli oli essenziali e con in mano delle pannocchie hanno conosciuto la storia imprenditoriale di una donna, bionda, siciliana che sta vincendo la sfida più difficile della sua lunga carriera di imprenditrice seriale: rivoluzionare il modo di contrastare i topi con una soluzione completamente ecologica. I ragazzi sono rimasti affascinati, il professore senza parole, perché anche noi italiani, sembra abbiamo qualcosa da insegnare agli americani, in fatto di innovazione.  

Tre consigli per nuovi imprenditori Un pomeriggio intero, tra racconti, domande e filmati per capire come si fa impresa in Italia, come si affronta il mercato e come si coniuga l’etica e il ruolo dell’imprenditore.  “La storia di ScappaTopo è caratterizzata da tre cruciali passaggi, che possono diventare per voi utili consigli.” - ha suggerito ai ragazzi Carla Delfino – “La prima cosa che ho fatto è stata studiare l’etologia del topo, per conoscere bene il nemico da sconfiggere. Mi sono resa subito resa conto che i miei competitor non avevano le mie stesse basi. In secondo luogo ho voluto fare un prodotto ecologico, per sfruttare quell’immenso patrimonio di soluzioni che la natura, le piante in questo caso, ci mette a disposizione e interrompere così quella “catena del topicida” che da decenni sta inquinando il Pianeta. Ne è nato un prodotto rivoluzionario nell’approccio al problema e di efficacia dimostrata. Infine, trovata la soluzione e avviata l’azienda, ho cominciato a lavorare alle nuove soluzioni e ad aprirmi altre opportunità, perché chi fa impresa deve pensare al domani, non all’oggi.”