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“Trame d'assenza” di Davide Uria

di Sara Milino
14-06-2017

Davide Uria si fa cantore dell’abbandono, della nostalgia, della lotta interiore. Il suo canto fa affiorare la coscienza di un vissuto preciso, i nodi di un’esistenza lumeggiati attraverso uno stile elegiaco, intimo e conflittuale a un tempo.

A volte sembrano intesi come sinonimi, il vuoto e l’assenza. Ma non lo sono, perché ''vuoto'' significa vacuità, spazio-dove-non-c’é-alcunché, mentre ''assenza'' vuol dire situazione di “presenza alla mente e di attesa” nel contempo: è come se la sedia vuota lasciata da qualcuno che non c’è più, continui a raccontarne la presenza. Questa la sensazione che si ha leggendo le poesie che compongono ''Trame d'assenza'' raccolta del poeta Davide Uria, pubblicata da Augh! Edizioni.  Il testo mette in versi la narrazione di perdite e ritrovamenti continui, chiunque legga questa storia la sente subito sua e riesce a percepire nitidamente le parole e i sentimenti di un autore che si fa profeta di se stesso. In tutte le composizioni vi è un sentimento di malinconia; un sentimento di odio e amore costante, quello che ti fa amare qualcosa quando ne senti la mancanza e te la fa odiare quando diventa un’abitudine. Una malinconia fatta di ricordi annebbiati e di elementi che non tornano; una sana malinconia dove si avvicendano assenze e vuoti, tristezze e gioie.  Davide Uria si fa cantore dell’abbandono, della nostalgia, della lotta interiore. Il suo canto fa affiorare la coscienza di un vissuto preciso, i nodi di un’esistenza lumeggiati attraverso uno stile elegiaco, intimo e conflittuale a un tempo. Sin dalle prime pagine è possibile scorgere una crescita, evidente di poesia in poesia, probabilmente determinata dal fatto che tali componimenti sono stati scritti nel corso di quasi 14 anni. Un periodo abbastanza lungo per segnare, molto spesso, il futuro di ogni persona, per tracciare le coordinate fondamentali di una vita.  La dialettica utilizzata da un autore così giovane, il tormento e la speranza, un futuro enigmatico e il continuo voler non abbassarsi ad essere un numero, come tanti, ma un essere umano unico e irripetibile, spiccano nel testo, lasciando tracce forti in coloro che lo leggono.   In ''Trame d’assenza'' Davide Uria si serve spesso degli elementi naturali per rappresentare metaforicamente i suoi stati d’animo: tutto contribuisce a rendere le sue parole più terrene e vicine all’uomo, a dare sostanza alle emozioni, all’astrazione di un sentimento, rendendolo più tangibile e comprensibile.  Le composizioni sono fondamentalmente autobiografiche, raccontano di due momenti dell’esistenza dell’autore. Il primo è quello dell’adolescenza, il secondo l’età matura, due fasi che si confrontano e si scontrano, una vorrebbe fuggire dall’altra. Fuggire probabilmente da un passato, per vivere il presente e trovare una propria dimensione.  È un viaggio complicato quella della poesia, fatto di piccoli passi, difficili mete e nuove dimensioni da esplorare. Passando dalle tenebre alla luce purificatrice della vita “Trame d’assenza” è ciò che potrebbe restare segreto e che invece è affiorato, venuto a galla.

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Sara Milino

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