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RICOSTRUITO IL VOLTO DI SAN MERCURIALE: I RISULTATI DELLE ANALISI SULLE RELIQUIE DEL PRIMO VESCOVO DI FORLì

di Chantal MILANI
14-05-2019

Un team di ricercatori guidato dall'antropologo e paleopatologo Mirko Traversari ha studiato le reliquie del primo vescovo di Forlì, San Mercuriale. Le analisi hanno rivelato che le ossa, custodite in posti diversi della città, sono appartenute ad uno stesso soggetto: un uomo morto fra i 40 e 49 anni, alto circa 158 cm con articolazioni che recano traccia di tutte fatiche affrontate nella vita e di pesi a lungo trasportati. L'antropolgo e odontologo forense Chantal Milani (la stessa che, come ufficiale del RIS di Roma, ricostruì il volto di Cleopatra per la trasmissione Ulisse di Alberto Angela) ha ricostruito minuziosamente le parti mancanti del cranio e, a partire da questo, ed è riuscita a ridare un volto al Santo. Grazie a questi ricercatori, la morte ha saputo raccontare la vita.

I resti di San Mercuriale, primo Vescovo di Forlì, sono stati studiati da un team di ricercatori e ora il Santo ha anche un volto.   Il progetto, diretto dall’antropologo e paeopatologo Mirko Traversari ha visto la collaborazione di ricercatori e Istituzioni coinvolgendo oltre al Dott. Traversari, l'antropologa e odontologa forense Chantal Milani, il gruppo Ausl Romagna Cultura e la Diocesi di Forlì-Bertinoro, con il contributo del Lions Club Forlì-Cesena Terre di Romagna. Il lavoro è consistito dapprima nell’analisi ossea sia di un cranio conservato presso la chiesa della SS Trinità a Forlì, sia di una parte complementare di scheletro conservato presso l’Abbazia di San Mercuriale, ipoteticamente appartenute al Santo. Le analisi sono state mirate al recupero di qualsiasi informazione utile per raccontare la storia dell’individuo a cui erano appartenuti quei resti. Traversari spiega come le ossa abbiano raccontato di un uomo caucasico, morto fra i 40 e i 49 anni, di costituzione nella media sebbene la sua altezza fosse di circa 158 cm. Le articolazioni recano traccia delle fatiche affrontate nella vita e di pesi a lungo trasportati.   Ma è proprio San Mercuriale?  Le analisi preliminari sul DNA mitocondriale  abbiano evidenziato un DNA molto degradato che quindi necessita di ulteriori approfondimenti. Tuttavia le analisi genetiche preliminari hanno permesso di accertare che il cranio e le altre ossa, seppur custodite separatamente per lungo tempo, appartengono allo stesso soggetto. La datazione col Carbonio-14 eseguita presso il laboratorio CEDAD dell’Università del Salento colloca le reliquie entro un arco temporale che va dal II al III secolo d.C., periodo compatibile con le indicazioni storiche, seppur scarne, certamente attribuibili alla figura del Santo. Sulla scorta di quanto emerso dalle precedenti analisi e della TAC eseguita presso il presidio ospedaliero Morgagni-Pierantoni di Forlì, l'antropologa forense Chantal Milani, ha ricostruito in 3D il volto a partire dalle ossa del cranio.     Quets’ultimo, incompleto, ha necessitato di una ricostruzione delle parti mancanti, sempre in ambiente 3D per ridare integrità e supporto alla ricostruzione dei tessuti molli, muscoli e cute del viso secondo quello che è conosciuto come “metodo Manchester”. La Dott.ssa Milani è nota nel settore: collaboratore anche del Mummy Project, ebbe modo di ricostruire già altri volti di personaggi storici. Ricordiamo, ad esempio, in veste di ufficiale presso il R.I.S. di Roma, la ricostruzione del volto (seppur basato su altre tecniche) del volto Cleopatra per conto della trasmissione Ulisse di Alberto Angela. Il volto del Santo ricostruito senza conoscere la presenza di eventuali altre raffigurazioni è fortemente caratterizzato da un naso importante e asimmetrico, informazione desunta dalle ossa e che curiosamente ritroviamo anche su altre rappresentazioni di san Mercuriale, come ad esempio la tela di Baldassarre Carrari (1460-1516), fra le prime di cui disponiamo. Grazie a questi ricercatori, la morte ha saputo raccontare la vita.

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